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GAGOSIAN GALLERY
Rome, Paris |
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ROME - Exhibition: RACHEL FEINSTEIN (Nov, 19 - 2012) >
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Rachel Feinstein
Roma, 17 novembre 2012 - 5 gennaio 2013
Prima disegno, poi realizzo altri disegni dal disegno, allontanandomi sempre più dalla fonte per evitare repliche.
Non mi interessa copiare l’oggetto in sè. Mi capita anche di tagliare il disegno e ricomporlo tridimensionalmente, in modo che possa diventare una scultura indipendente—perchè la superficie levigata del legno è bellissima—o che venga utilizzato come scheletro su cui aggiungere altri elementi.
—Rachel Feinstein
Gagosian Gallery è lieta di annunciare una installazione site-specific di Rachel Feinstein, la prima mostra dell’artista con la galleria.
Le complesse installazioni di Feinstein sono composte da sculture e dipinti e rivelano la capacità singolare dell’artista di presentare l’ampia gamma dei suoi interessi—dalla religione al mito, dalla bellezza alla mortalità, alla decadenza, racchiudendoli in racconti di fantasia. Attraverso i suoi lavori, tra cui dipinti ad olio su specchio, sculture bidimensionali che richiamano manichini, e reinterpretazioni astratte di sculture classiche, l’artista si confronta con tematiche artistiche
ricorrenti, come la teatralità e l’illusionismo. Ispirandosi a diverse fonti stilistiche, architettoniche e culturali, dall’iconografia religiosa alla scultura barocca, dai paesaggi del Romanticismo alle vignette popolari, arte e storia si caricano di sensibilità “burlesque”.
Nel suo ultimo coinvolgente racconto presentato a Roma, l’artista ha ricoperto interamente le pareti della sala espositiva ovale con un panorama impressionista della città. Unendo e sovrapponendo immagini da diverse fonti e periodi storici, Feinstein ha dapprima elaborato questa dimensione utopica dipingendola su una superficie multipannello a specchio, dove una piazza settecentesca con paesaggi arcadici e rovine antiche fa da sfondo alla frenetica attività quotidiana.
Le stesse immagini sono state poi stampate su carta da parati specchiata, sulla quale volti ed elementi architettonici
fanno capolino, dipinti su specchi romboidali.
Quattro sculture di grandi dimensioni, ispirate a santi e martiri della cristianità, dialogano con questa scenografia. Partendo da piccoli modelli di carta, i soggetti sono stati poi trasformati in sculture di legno e resina monocromatica.
I loro contorni indefiniti e dinamici ricordano il vigore dell’estetica barocca tipica dell’ambiente romano. Vi è l’arcangelo Michele, che sconfisse in battaglia il Demonio; Sant’Agata, vergine e martire, simbolo di tenacia, sottoposta a numerose torture per la sua irremovibile fede, tra cui il violento strappo delle mammelle per aver rifiutato le avances di un prefetto romano; San Sebastiano, trafitto da frecce per non aver rinnegato la fede, miracolosamente sopravvissuto, ma successivamente flagellato a morte; e infine San Cristoforo, il santo patrono dei viaggiatori che porta il peso del mondo intero sulle proprie spalle. Le quattro sculture, prive del dettaglio espressionistico che caratterizza le abituali agonie ed estasi, appaiono come ombre, presenze suggestive dei personaggi originari.
Rachel Feinstein (Fort Defiance, Arizona, 1971) ha studiato presso la Columbia University, New York e la Skowhegan School of Painting and Sculpture, Maine. La sua opera è stata soggetto di numerose mostre personali e collettive, tra le quali “The Alliance”, Hyundai Gallery, Pechino, Cina (2008, e successivamente presentata presso la Hyundai Gallery, Corea); “Something About Mary”, Metropolitan Opera House, New York (2009); “Rachel Feinstein: The Snow Queen”, Lever House, New York (2011); “The Little Black Dress”, SCAD Museum of Art, Savannah, Georgia (2012).
Feinstein vive e lavora a New York.
Gagosian press release |
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ROME - Exhibition: MADE IN ITALY (July 4, 2011) >
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MADE IN ITALY
Rom, 27 Maggio – 29 Luglio, 2011
Si parli pur male di essa; (l'Italia) rimane per il poeta il luogo prediletto, per l'artista il luogo necessario, e per tutti il luogo di sogni e incantevoli visioni. Henry W. Longfellow (1807 -1882)
Curata da Mario Codognato, la mostra intende tracciare un inedito percorso italiano attraverso l'opera di alcuni tra i maggiori artisti degli ultimi 60 anni: Georg Baselitz, Jean Michel Basquiat, Joseph Beuys, Dike Blair, Marcel Duchamp, Alberto Giacometti, Douglas Gordon, Andreas Gursky, Damien Hirst, Howard Hodgkin, Mike Kelley, Jeff Koons, Louise Lawler, Roy Lichtenstein, Richard Prince, Robert Rauschenberg, Gerhard Richter, Richard Serra, Cindy Sherman, David Smith, Thomas Struth, Cy Twombly, Andy Warhol, Lawrence Weiner.
L'irresistibile attrazione esercitata dal "Bel Paese" nei confronti degli artisti del resto del mondo affonda le radici nel passato profondo e, com'è noto, conosce il momento di splendore a cavallo tra Settecento e Ottocento, all'epoca del cosiddetto Grand Tour, quando artisti-viaggiatori inglesi, americani, francesi e tedeschi varcano le Alpi per sperimentare da vicino la grande tradizione classica conosciuta solo sui libri, i capolavori di un passato idealizzato, ma anche il brivido provocato da uno stile di vita diverso e alternativo rispetto a quello che conoscono in patria.
È così che, sfidando le difficoltà di un turismo tutt'altro che confortevole, artisti da ogni dove s'immergono nelle meraviglie del passato e nel vitalistico disordine del presente. L'Italia diventa idea e ideale artistico: gli esotismi bizantini di Venezia, la sensualità del Rinascimento fiorentino, l'infatuazione per le vestigia della Roma classica, stordiscono e ispirano. E la liaison non s'interrompe neppure durante il XX secolo, allorché viaggiare diventa più facile, meno "straordinario" e alla portata di molti.
L'esperienza italiana, la residenza nelle nostre turbolente città o l'immersione nelle pastoralità delle nostre campagne, rimane il passaggio eccezionale nella carriera di tanti artisti di primo piano, il momento d'oro della loro visione, la felice congiunzione della bellezza del passato con il presente creativo che ognuno di loro rappresenta. È sorprendente notare infatti come a più di 300 anni dall'inizio di questa tradizione, l'esperienza italiana rimanga ancora così rilevante da emergere ancora, a volte anche ripetutamente, nella produzione di numerosi artisti moderni e contemporanei.
Ed ancora più sorprendente è scoprire che per la contemporaneità non è solo l'impareggiabile ricchezza storico-artistica ma spesso anche la caleidoscopica molteplicità del vivere italiano a rappresentare una suggestione imperdibile. Così, solo per fare alcuni esempi presenti in mostra, sono i capolavori della storia dell'arte di tutti i tempi, da Leonardo, De Chirico a Caravaggio per Warhol, Duchamp e Sherman; l'archeologia per Lichtenstein o Basquiat; ma anche l'universalità del paesaggio per Richter e Gursky; l'unicità del canone femminile per Giacometti e Koons; la storia o i personaggi della cultura contemporanea per Beuys, Kelley e Serra a costituire un terreno di indagine privilegiato ed inaspettatamente condiviso da grandi artisti così eterogenei tra loro.
"L'Italia, o meglio le tante civiltà che si sono succedute nei millenni nelle città e nei territori di quella che da 150 anni chiamiamo Italia, costituiscono un caso unico di continuità storica e artistica", spiega il curatore della mostra Mario Codognato. "Questa peculiarità l'ha resa un punto di riferimento, di attrazione e di scontro per gli artisti visivi di tutto il mondo occidentale. L'Italia ha una doppia identità, è passato e presente, è archeologia e creatività contemporanea, coagula simultaneamente il peso della tradizione e le contraddizioni della modernità".
"Made in Italy ambisce a ricostruire attraverso una serie di opere di alcuni grandi protagonisti dell'arte moderna e contemporanea il percorso personale e creativo che li ha portati, in un momento specifico della loro carriera, a confrontarsi con quel patrimonio universale che si chiama Italia". |
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PARIS - Exhibition: Elisabeth Peyton (July 18, 2011) >
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ELIZABETH PEYTON
Parigi, 27 Maggio - 28 Luglio, 2011
Con l'affermazione "Un pittore può dire tutto quello che vuole con frutta, fiori o anche le nuvole", Edouard Manet ha evocato il genere della pittura di natura morta per respingere i dipinti eroici e sovraccarichi di storia del suo tempo.
Un secolo più tardi, con una pittura simile ai gioielli, Peyton riafferma la convinzione di Manet nella potenza tranquilla di un genere di intimistica duratura. I ritratti di artisti storici e contemporanei (Camille Claudel, Isa Genzken), alcuni dei quali sono anche amici di Peyton (Rirkrit, Klara, Hans-Ulrich), sono resi da fotografie o dalla vita.
Peyton impregna ogni somiglianza con una sorprendente freschezza e immediatezza, anche se, come una natura morta, si allontana dal suo soggetto.
Ha recentemente iniziato a confondere il genere del ritratto, dove è sussunto il soggetto in un campo di elementi pittorici, insieme a quello dei tradizionale della natura morta, dove colloca gli oggetti a portata di mano in campi delicati di disegno e di colore con una chiara identificazione del tempo come in Flowers & Book, Parigi, 2010 e Flowers & Teapot, Berlino, 2010.
Anche se la pittura di Peyton è carica di una profonda conoscenza storico artistica, da Goya a Warhol, questa consapevolezza viene elaborata attraverso la comprensione istintiva del tempo in cui vive. Combinando le sue intuizioni su piccolo formato, con una tavolozza lussureggiante, tremante, e di estrema sensibilità grafica, i suoi dipinti e disegni sono la testimonianza di una passione per la bellezza in tutte le sue forme, dal sublime al quotidiano.
Elizabeth Peyton è nata nel Connecticut nel 1965. Ha studiato alla School of Visual Arts di New York.
Il suo lavoro è raccolto in musei prestigiosi tra cui Musée national d'art moderne de la ville de Paris; Centre Georges Pompidou di Parig; Kunstmuseum di Wolfsburg; Museum für Gegenwartskunst, Basilea; Museum of Fine Arts, Boston; Museum of Modern Art, New York; Whitney Museum of American Art, New York; San Francisco Museum of Modern Art; Seattle Art Museum, e Walker Art Center, Minneapolis.
Delle mostre personali recenti ricordiamo: "Live Forever", New Museum of Contemporary Art (2008); Walker Art Center, Minneapolis; Whitechapel Art Gallery, Londra; e Bonnefanten Museum, Maastricht, Olanda (2009); "Reading and Writing", Museo d'Arte Moderna Irlandese(2009); "Wagner" presso la Galleria Met di New York (2011) e "Ghost: Elizabeth Peyton", presentata contemporaneamente a Mildred Lane Kemper Art Museum e al Opelvillen a Rüsselsheim, in Germania (2011).
Peyton vive e lavora a New York e Berlino. |
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PARIS - Exhibition: Richard Avedon , Writers (July 18, 2011) >
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WRITERS, RICHARD AVEDON
Parigi, 8 Giugno - 28 Luglio, 2011
Nel corso di una carriera durata quasi 60 anni, Richard Avedon ha definito e ampliato i concetti di arte e cultura nella fotografia del XX secolo, producendo una prolungata meditazione sulla vita, morte, bellezza, classe, razza e identità. Il suo lavoro di reportage, ritratto e di fotografia commerciale dissolve i confini tra i diversi generi percepiti della fotografia, spaziando dalla moda ai al movimento americano dei diritti civili, alle manifestazioni contro la guerra, alla caduta del muro di Berlino, ai ritratti di famosi e di anonimi.
Larry Gagosian commenta: "Avedon è un consumato fotografo della moderna America e uno degli artisti simbolo di una generazione che ha prodotto molti pittori straordinari, scultori, e fotografi. Consideriamo un grande privilegio mettere in mostra uno dei veri maestri dell'arte del XX secolo. "
Richard Avedon ha istituito The Richard Avedon Foundation quando era ancora in vita. La Fondazione è l'archivio delle sue fotografie, negativi, pubblicazioni, e documenti. Paul Roth, direttore esecutivo di The Richard Avedon Foundation, commenta: "Siamo lieti di lavorare con la Gagosian Gallery. Pensiamo che Avedon riceverà un riconoscimento eccezionale in compagnia dei molti maestri dell'arte moderna e contemporanea qui esposti".
Richard Avedon (1923-2004) è considerato uno degli artisti più influenti del 20 ° secolo. Nato a New York City, Avedon ha iniziato la sua carriera fotografica professionale nel 1942 al U.S. Merchant Marine Photographic Department, e ha frequentato il Design Laboratory al New School di New York. Ha iniziato a lavorare come fotografo di moda per Harper Bazaar nel 1945, collaborando poi con la rivista rivale Vogue, dove rimarrà fino al 1990. Nel 1992 è stato nominato primo fotografo del The New Yorker. Ha ricevuto un Master in Photography Award dall' International Center for Photography e il suo lavoro è incluso nelle collezioni del MoMa, dello Smithsonian, e del Metropolitan Museum of Art, insieme ad innumerevoli altri musei e istituzioni in tutto il mondo.
I ritratti di Avedon sono stati oggetto di una mostra al Metropolitan Museum of Art nel 2002.
Nel 2007 è stata promossa una importante mostra retrospettiva dal Louisiana Museum of Modern Art in Danimarca che ha viaggiato poi a Milano, Parigi, Berlino, Amsterdam e San Francisco. |
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