...L'opera che ho realizzato alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, in occasione del suo riallestimento, si intitola Passi.
Il progetto è pensato per la sala cosiddetta delle colonne, o meglio come la chiamava l'architetto Bazzani, sala delle cerimonie.
L'installazione è realizzata con uno specchio anti infortunistico che, per mezzo di un processo termico che fa molto pensare allo scioglimento dei ghiacciai, si sgretola.
L'opera nasce anche in relazione all'idea di ospitare una raccolta di sculture monumentali dell'Ottocento della collezione della Galleria, che ho scelto personalmente.
Si tratta per lo più di immagini femminili, dedicate alle età della donna e alla trasformazione della sua figura durante tutto l'arco dell'ottocento.
Sono sculture dai titoli molto evocativi e letterari, raccolte come la piccola parte di un romanzo più grande.
Le sculture sono mostrate senza basamento e quindi poggiate direttamente a terra, perdendo così il loro carattere di "proiezione celeste". Trattandosi di statue in marmo e in gesso, quindi pesanti, si avrà come l'idea che siano esse stesse all'origine di questa rottura.
Protagonista importante dell'installazione ed esposto per la prima volta, è il calco funebre del volto di Antonio Canova. Canova fu l'artista a cui fu dedicata la Gnam alla sua nascita, lo scultore di cui all'epoca si discuteva se fosse l'ultimo degli antichi o il primo dei moderni e il fatto che la sua morte venga ripresa con una tecnica scultorea che di fatto è a tutti gli effetti una fotografia è un gesto significativo.
Sono molto orgoglioso di aver avuto l'occasione di studiare queste sculture, che conoscevo solo in parte, ho scelto opere non molte famose, alcune delle quali sono conservate nei magazzini e non sono mai state esposte.
Poter lavorare confrontandomi con la collezione di un museo con questa grande tradizione legata all'arte italiana, per me è una cosa molto importante....
....In realtà le mie opere coinvolgono lo spettatore solo all'apparenza. Bisogna pensare allo specchio come una materia classica per costruire l'immagine.
Quello che mi interessa non è tanto attrarre lo spettatore in un meccanismo che lo inglobi e lo renda partecipe, bensì dare l'illusione che sia così, quando in realtà non si è inglobati in nulla se non in una situazione effimera di immagini e soprattutto si sta modificando l'immagine e non la realtà.
C'è anche un altro aspetto interessante che ha a che fare con un l'aspetto acustico dell'opera, la cui rottura ci riporta alla mente la frantumazione di un paesaggio artico che lascia spazio all'acqua che sostituisce i ghiacciai...
Alfredo Pirri |